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Il futuro del recupero dati : hard disk tradizionali e hard disk ssd , risultati,costi e difficoltà tecniche

28/11/2017
BASIC KNOWLEDGE

Le unità a stato solido SSD potenzialmente darebbero la possibilità di ridurre drasticamente i rischi di recupero dati i quali, diminuiscono esponenzialmente grazie all'eliminazione di parti meccaniche e al conseguente aumento del TBF (time between failure) rispetto agli hard disk drive (HDD).

Questo grande vantaggio, apportato dall'adozione della memoria a stato solido a semiconduttore, ha modificato anche le tecniche adottate per eseguire un recupero dati, aumentandone la complessità del processo nonché dei costi. Per questo l'industria delle SSD continua a sviluppare nove strategie per ottimizzare i costi complessivi e le problematiche relative a questa tecnologia.

Gli sforzi di miglioramento della tecnologia SSD producono un continuo lancio di modelli sempre più perfezionati di SSD, richiedendo alle aziende di recupero dati continui sforzi economici per i macchinari, nonché di ricerca e sviluppo di nuovi protocolli di reverse engineering da parte dei tecnici di data recovery.

L'abbattimento dei costi è strettamente legato ai tempi necessari per eseguire il recupero dati e dei macchinari o programmi da usare. I continui aggiornamenti tecnici delle case produttrici di SSD comportano l'installazione di nuovi firmware, l'adozione di nuovi algoritmi di ECC e processi di wear leveling, quest'ultimo utile per contrastare l'usura delle celle di memoria a stato solido.

Il costo di una procedura di recupero dati da hard disk danneggiato

Molti fattori incidono sul prezzo di una procedura di recupero dati da un hard disk danneggiato, come equipaggiamento e strumentazione necessaria, impegno di risorse umane, ma in ogni caso sviluppo e ricerca e perfezionamento delle metodologie applicate, sono alla base del costo elevato di un processo di data recovery.

Hard Disk e SSD sono estremamente sofisticati ed il livello di danneggiamento puo' essere molto diversificato, imponendo tecniche e strategie di recupero differenti in base alla problematica riscontrata e rende essenziale sempre una diagnostica professionale per determinare il costo effettivo di un data recovery di successo.

Come viene Perfezionato un Data Recovery Efficace

Per poter ottenere un successo nel recupero dei file da un hard drive guasto, un team di ingegneri specializzati in elettronica e meccanica oltre tecnici con grande conoscenza dei sistemi dati, analizza ogni singolo caso ed stabilisce un protocollo di approccio tecnico, visto che centinaia di nuovi hard disk vengono prodotti ogni anno con nuove capacità, nuove prestazioni e nuove problematiche rendendo la corsa alla tecnologia sempre più complessa e sfidante, ed obbligando una azienda specializzata in data recovery nell'investire costantemente enormi risorse in ricerca e sviluppo.

La nuova sfida del recupero dati SSD

Per essere le memorie SSD valide alternative agli HDD in termini di recupero dati, sarà necessario che i costi e il tempo di recupero dati sia allineato a quello degli hard disk magnetici. Su questo fronte le case produttrici non forniscono assistenza diretta di recupero dati SSD, stesso discorso per gli hard disk infatti, possono solo sostituire il dispositivo o consigliarvi centri di recupero dati ma, non entrano in merito al processo stesso di recupero dati. Il normale processo di recupero dati hard disk risulta molto più semplice al confronto con quello delle SSD. Principalmente gli step del processo sono quattro:  

  1. diagnosi della tipologia di danno subito dall'HDD
  2. riparazione del danno logico, meccanico o elettronico che ha colpito l'hard disk
  3. imaging del drive
  4. estrazione e recupero dei dati 

Di questi, il più determinante ai fini dell'ottimizzazione del recupero dati dall'hard disk è la fase di diagnosi cioè, capire dai sintomi riscontrati dal cliente la tipologia di problema che ha provocato l'arresto e/o la perdita dati. Uno dei vantaggi del recupero dati SSD è indubbiamente la possibilità di "leggere" il chip o i chip di memoria NAND in esso contenuti, senza dover rimettere in funzione il drive come avviene per gli HDD. 

Inoltre, è possibile eseguire un processo di immaging individuale di ogni chip mentre, con gli hard disk si ottiene un'unica immaging di tutti i suoi settori. In tal senso, se una SSD è composta da un numero X di chip, si otterranno altrettanti immaging. La fase complicata del recupero dati SSD è quella della ricostruzione dell'unità dei dati dal momento che, ogni casa produttrice per ogni suo modello adotta differenti strategie di memorizzazione dati, obbligando i tecnici addetti al recupero a trovare manualmente gli indicatori di struttura del file di chiave per poter riassemblare i dati.

Tre diversi casi di recupero dati SSD

Riportiamo di seguito alcuni esempi di recupero dati SSD non più riconosciuti dal PC, di 128 GB e con 16 chips di memoria NAND di 8 GB l'uno ma, con diversi risultati finali di recupero dati:

1° SSD 

Normalmente, non potendo conoscere l'algoritmo proprietario responsabile della distribuzione dei dati dalla SSD, si ricostruisce l'immaging del drive e, attraverso la Tabella File di Allocazione (FAT) del file system è possibile dedurre quale sia il settore 0 e dunque quale sia il Master Boot Records (MBR). Solitamente l'individuazione del MBR permette la mappatura fisica dei dati. 
La compresenza di più file system in caso di partizione disco implica l'individuazione dei MBR corrispondenti: in questo caso di recupero dati SSD erano presenti i file system FAT16 e NTFS. Per esempio, tenendo conto delle caratteristiche della FAT16, la tabella di allocazione è identificabile dopo il boot sector, ottenendo così l'immaging del drive e procedere con il recupero.

Risultato del recupero SSD: sono stati recuperati tutti i 128 GB di dati della memoria consentendone l'utilizzo 

Tempi di lavorazione: il processo di questo recupero dati SSD è durato più di due settimane in totale, con una lavorazione tecnica di 22 ore ripartite tra diagnosi, 8 ore di disassemblaggio e lettura dei chips e 12 ore di elaborazione logica e estrazione dei dati.

2° SSD

Questo secondo recupero nella fase iniziale è stato eseguito come nel primo caso, ricavando un immaging del drive dopo aver dissaldato i 16 chips. Nel tentativo di identificare l'immaging disco come nel caso precedente attraverso il file system, il tecnico di data recovery non ha potuto procedere con il recupero in quanto, la SSD applicava algoritmi di crittografia dati, rendendo impossibile il recupero.
Spesso, il fallimento del recupero SSD non è strettamente legato alla totale impossibilità di ottenere risultati ma, dalla complessità di recuperare dati crittografati che richiede una tempistica e sforzi ingenti. E' il cliente stesso che rinuncia al recupero dati in quanto, i tempi possono non essere più utili e/o i costi diventerebbero insostenibili.
A volte, sono gli stessi produttori di software di crittografia a fornire strumenti di decodifica per evitare queste complicazioni durante eventuali processi di recupero dati ma, è una possibilità verificatasi di rado.

Risultato del recupero SSD: fallito

3° SSD

Anche in quest'altra casistica di recupero dati SSD il tecnico addetto alla lavorazione ha riscontrato la stessa problematica nel procedere sopraccitata: l'impossibilità di risalire agli indicatori della struttura dei files è imputabile alla mancata conoscenza del Flash Translation Layer (FTL), il file system delle memorie flash e, all'applicazione da parte del drive di cifratura full-disk. Spesso avviene che il cliente stesso non sappia che la sua SSD attua la cifratura dei dati, rendendo impossibile il recupero dei dati. Purtroppo, la mancata conoscenza delle chiavi howencryption e di come attua ilFTL, sarà impossibile recuperare la SSD se non attraverso la collaborazione del fornitore dello storage.

Risultato del recupero SSD: fallito

Prospettive future del recupero dati SSD

La procedura di recupero dati SSD risulta quindi sempre variabile nelle sue soluzioni di ripristino dei dati, pur rimanendo nelle sue fasi tecniche un processo caratterizzato da procedimenti standard. Poiché le unità SSD memorizzano i dati in modi sempre diversi rispetto agli hard disk, diventa impossibile applicare standard di settore collaudati se si tratta di memorie a stato solido di tipo NAND. Per dare un futuro veramente competitivo alle unità SSD è necessario che le case di produzione si attivino per sviluppare standard di settore e abbattino gli elevati costi produttivi della memoria a stato solido. 

Un primo passo in tal senso è stato fatto dalla Seagate, collaborando con organizzazioni come la SNIA e la JEDEC, al fine di promuovere la diffusione delle SSD. Inoltre, un'idea vincente ma probabilmente ostacolata da interessi commerciali e aziendali, potrebbe essere la collaborazione delle case produttrici con chi si occupa di data recovery, le quali dovrebbero fornire le informazioni sufficienti su firmware, controller, algoritmi ECC applicati e Flash Traslation Layer.

In secondo luogo, per le complicazioni che rendono vano il recupero a causa dell'applicazione di tecniche di crittografia, si potrebbe suggerire un programma di partnership tra fornitori di SSD e centri accreditati di recupero dati, permettendo l'accesso in casi di difficoltà a un database protetto da dove sarà possibile ottenere le chiavi di decodifica dei diversi modelli prodotti oppure, fornire strumenti software in grado di decodificare i dati direttamente dalle case di produzione.

I punti critici di una prospettiva simile, come già detto, sono sicuramente legati a discorsi di proprietà intellettuale e sicurezza dei dati . Le prospettive future per l'SSD recovery sono promettenti in termini di prestazioni e sicurezza ma, è necessario abolire la discordanza tra i costi e il tempo di lavorazione del recupero SSD per poter invogliare l'abbandono della meno innovativa tecnologia degli HDD.

Inoltre, in termini di recupero dati, è auspicabile che gli hard disk vengano totalmente soppiantati dalle memorie SSD in quanto, risulta più agevole leggere i dati da chips indipendenti dall'host device. Anche la lettura dei chip, definita operazione chip-off, è piuttosto agevole grazie a macchinari dedicati mentre, è più ostico far coincidere perfettamente la connessione elettrica dei perni con la PCB in quanto, é necessario eseguire una delicata operazione di microsaldature. Di fatto, una sola microsaldatura che non permette il contatto elettrico delle pincontact potrebbe creare complicanze nel recupero.

Una proficua collaborazione tra produttori di SSD e centri di recupero dati dovrebbe focalizzarsi su alcuni punti nevralgici per il corretto iter del recupero dati:

  • fornire informazioni sugli algoritmi di correzione d'errori ECC applicati sul drive
  • concedere l'accesso alle schede dei dati del controller
  • procurare le adeguate informazioni tecniche della FTL
  • avere documentazione per ogni fornitore dei comandi specifici ATA per FTL e firmware
  • ideazione di strumenti per emulare le funzioni del controller
  • permettere l'accesso controllato alle chiavi di decodifica di ogni produttore ai centri di recupero dati partner

La riduzione dei tempi necessari per un processo di reverse engineering SSD sono direttamente proporzionali ai costi finali del recupero, per questo una prospettiva di collaborazione sembra certamente la più proficua per migliorare la competitività di queste memorie a stato solido, fornendo ai clienti uno storage affidabile sia in fase di funzionamento che di fault!

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